Ad oggi sono numerosi i geni identificati che hanno un potenziale significativo nel settore agricolo e nell’ambito del molecular farming, relativo alla produzione di sostanze industriali o farmaceutiche a partire dalle piante. Tra le piante individuate per le funzioni interessanti che ne derivano vi sono, tra le altre, quelle caratterizzate da tolleranza a stress atmosferici, resistenza a virus funghi o batteri, tolleranza ad erbicidi e resistenza agli insetti. Questa è una lista in espansione in quanto si tratta di una diffusione commerciale che occupa a livello mondiale circa 160 milioni di ettari. In ambito farmaceutico è rivolto particolare interesse al mais transgenico come base per la produzione di farmaci; questo consente di produrre farmaci su larga scala che altrimenti avrebbero costi elevati. Secondo uno studio che arriva dal Canada tramite una specifica tecnica è possibile estratte l’accumulo di farmaco che si trova nei semi di mais, ottenendo così per via transgenica l’enzima α-L-iduronidasi, una glicoproteina responsabile del catabolismo dei glicosaminoglicani la cui carenza è responsabile di una rara malattia liposomiale – la Mucopolisaccaridosi I. In assenza dell’enzima specifico, i glicosaminoglicani si depositano in eccesso nei liposomi, provocando alterazioni funzionali alle cellule oltre che danni agli organi colpiti; è qui che entrano in gioco le produzioni transgeniche per le terapie enzimatiche sostitutive. Un ostacolo che si presenta nel momento della produzione è costituito dal fatto che l’enzima transgenico è inserito in complessi proteici che potrebbero scatenare una reazione del sistema immunitario; i ricercatori sono riusciti, però, a trovare una soluzione efficace facendo si che l’enzima, espresso nei semi di mais, venga indirizzato direttamente ai siti di stoccaggio delle proteine di riserva della cellula senza passare dall’apparato di Golgi, responsabile della creazione dei complessi proteici tossici, grazie all’utilizzo di segnali mediati dall’RNA messaggero.