Questo forse è una dei settori meno colpiti dalla crisi, risultato dovuto ai piccoli produttori che continuano a basare il loro business sul prodotto tradizionale, rendendo più sensibile il tema della stagionalità e il concetto di chilometro zero. Da questo principio partono progetti come “la campagna amica”, che hanno lo scopo di portare chi produce il più vicino possibile ai consumatori e che avvicina consumatori che vorrebbero poter usufruire di cibo prodotto sul proprio territorio. Questo sistema porta numerosi vantaggi quali creare lavoro a livello locale, produrre cibo più genuino, e avere meno spostamenti della merce e quindi meno inquinamento. Un punto chiave su cui focalizzarsi è il recupero delle produzioni a rischio scomparsa. Poiché i maggiori frequentatori di mercati sono cuochi, che sanno quindi dove acquistare e soprattutto cosa, l’obiettivo è di ricercare varietà territoriali per frutta e verdura. Punto focale di queste campagne è sottolineare il concetto di quanto sia importante puntare sul rapporto personale. Ci si deve focalizzare soprattutto sul “personale” in quanto oggigiorno l’interazione tra persone è quasi assente, meccanico e non dovrebbe essere cosi. Dovrebbe essere migliore, più volenteroso di comunicare. Bisogna capire inoltre che il ritorno al tradizionale non dovrebbe essere identificato come un ritorno al passato, bensì come una ribalta al danneggiamento di noi stessi e del pianeta in cui viviamo, un rifiuto all’utilizzo di soluzioni chimiche nei prodotti venduti invece come “naturali” e infine come un passo verso il futuro in quanto si iniziano a vedere i figli laureati in agraria vicino agli anziani coltivatori, simbolo del passato e del futuro amalgamati perfettamente.