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Wednesday, December 3, 2014
Quanto cibo sprechiamo annualmente in Italia? 20 milioni di tonnellate, è il dato emerso da un’indagine condotta da Last Minute Market, società spin-off dell’Università di Bologna.
Come possiamo ridurre le quantità di cibo buttato via, per trasformarlo in qualcosa di utile e prezioso? Alcune risposte sono state date durante il Salone del Gusto e Terra Madre tenutosi a Torino lo scorso ottobre. Vediamo insieme qualche suggerimento per ridurre al minimo gli sprechi e adottare uno stile di vita sostenibile.
Quante volte in cucina scartiamo dall’insalata e dagli altri vegetali le foglie più esterne? Che sia per abitudine o meno, è un comportamento che possiamo modificare con semplicità e fantasia.
Le foglie esterne del radicchio, delle verze e del cavolo cappuccio possono per esempio essere riutilizzate come ottimi ingredienti per sfiziose frittate, per insaporire le tipiche zuppe invernali o addirittura per creare dei contorni veloci e gustosi, basterà saltarle in padella con un filo d’olio e un po’ di cipolla affettata per scoprirne la bontà.
Un’altra risorsa davvero poco conosciuta è rappresentata dalle foglie di broccoli e cavolfiore.
Perché eliminarle? Cucinate come condimento per la pasta o in deliziose vellutate sono molto appetitose e, se unite al finocchio e un pizzico di curcuma, rappresentano un efficace toccasana per prevenire il gonfiore intestinale.
I nostri suggerimenti non finiscono qui: per insaporire i fagioli cannellini possiamo utilizzare i ciuffetti di finocchio, attenuando, grazie alle loro proprietà, il tipico gonfiore causato dai legumi; i ciuffi di carote, sebbene non siano facili da trovare, sono ottimi come condimento per la pasta o da aggiungere alla frittata. E la zucca? Proviamo a cuocerla al forno senza privarla della sua buccia e scopriremo un sapore più deciso e gustoso.
Abbiamo visto come gli scarti alimentari rappresentino una risorsa preziosa in cucina, cerchiamo ora di comprenderne gli altri possibili utilizzi. Le molecole ottenute dagli avanzi di cibo possono infatti assumere un valore scientifico che mai avremmo immaginato.
Prendiamo per esempio le arance: una volta spremute, ne gettiamo la scorza; questo scarto inutilizzato in cucina, serve invece alla ricerca scientifica per la produzione di estratti naturali da impiegare nell'industria alimentare, cosmetica e farmaceutica.
Pensiamo poi al tonno, detto comunemente il “maiale del mare”, il cui unico elemento di scarto è costituito dal sangue. Noi ne assaporiamo quasi esclusivamente la carne ricca di proteine, mentre la testa, la coda e la lisca costituiscono un’ottima fonte di oli da pesce, così come ci viene proposto dagli Omega3 della linea Polaris.