“Tutto procedeva ad alta velocità, per impulso della febbre digitale, quando un giorno dell’anno 2020 (…) un piccolo essere, di cui non si può dire nemmeno se vivente o non vivente, un virus tra molti altri, ha cominciato a scardinare i congegni della macchina sociale. Non era un nemico visibile, se non con il microscopio elettronico, e si presentava come una delle innumerevoli e talvolta inquietanti illustrazioni nelle pubblicità scientifiche. Nulla di più. Ma era il messaggero di tutto ciò che era rimasto fuori della società e ora però vi si insediava, negli alveoli polmonari, inducendo quella morte per soffocazione a cui comunque ciò che respirava soltanto dentro la società si sarebbe avvicinato, come un avvelenamento progressivo” (R. Calasso, “L’innominabile attuale”, Milano 2021, Adelphi).

“Ci sono due virus, ciascuno con le sue varianti. Il fisico e il mentale. L’invisibile parassita in agguato. E la rappresentazione che ciascuno di noi ne fa. Il primo colpisce il corpo. L’altro altera la psiche. Due facce dello stesso Covid, diversamente percepito? Niente affatto. Entrambi sono contagiosi certo. (…) [Ma] l’idea virale prescinde dall’essere aggrediti. (…) Soprattutto, coinvolge il gruppo umano cui sentiamo di appartenere. Famiglia, comunità di lavoro e di vita, tribù, nazione. Contagio psichico di massa. Incommensurabilmente più potente della somma di ogni disagio individuale. (Limes, “L’altro virus”, n. 1/2022).

Prima che la guerra tra la Russia e l’Ucraina sconvolgesse indirettamente, se mai ce ne fosse stato bisogno, ancora una volta, la nostra esistenza, una serie di studi molto interessanti cominciavano a rendere conto degli effetti del Covid-19 sulla nostra salute mentale. Fuori dalla contingenza legata alla cronaca odierna è fuori di dubbio che la riflessione sul benessere mentale torna ad essere centrale, dopo questi anni di emergenza sanitaria e di distanza sociale che hanno inferto un duro colpo a tutti coloro che soffrono di patologie ad essa connesse, o che più semplicemente hanno mostrato delle fragilità latenti e forse insospettabili.

Senza addentrarci sui dati connessi alle patologie mentali, non ci dobbiamo dimenticare che soltanto in Italia ben 11 milioni di persone usano psicofarmaci (Studio IPSAD, Italian Population Survay on Alcohol and other Drugs, condotto dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa, dati riferiti al 2011) e in Europa ben 40 milioni di lavoratori soffrono di “stress lavoro-correlato”; mentre in famiglia, all’aumentare dello stress dei genitori gli adolescenti sono più esposti al rischio di sviluppare dipendenze da alcol e droghe (Parent-Thirion A., Macìas E.F., Hurley J., Vermeylen G. European Foundation for the Improvement of Living and Working Conditions; 2007: www.eurofound.europa.eu/pubdocs/2006/98/en/2/ef0698en.pdf). Questo, a testimonianza che la situazione correlata allo stress negativo a cui le persone erano sottoposte pre-Covid stava già rendendo il sistema sociale oltremodo insostenibile.

Prendiamo il tema del lavoro, spesso trascurato nelle riflessioni sulla salute mentale. I numeri della negatività al lavoro ci dicono che in Italia trascorriamo in media al lavoro 1.725 ore l’anno, circa il 30% della nostra vita attiva. Di fatto a livello Paese, lavoriamo 243 ore più dei francesi e 354 ore più dei tedeschi. In Francia e Germania, però il PIL pro-capite è più alto e la disoccupazione è più bassa che in Italia. Forse, tutto questo è dovuto al fatto che siamo ancora convinti che lo stress e la pressione spingano le persone a lavorare di più, meglio e velocemente; ma quello che le organizzazioni a elevata tensione spesso non calcolano o sottovalutano, sono i costi nascosti che tali comportamenti producono. In aziende caratterizzate da alto livello di stress, le spese in assistenza sanitaria sono quasi il 50% maggiori rispetto ad altre organizzazioni. In Europa, secondo l’Agenzia Europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, si attesta a 136 miliardi di euro la perdita di produttività, compreso l’assenteismo per malattia. Lo stress da lavoro, inoltre, causa tra il 60 e l’80% degli incidenti ed è stimato che circa l’80% di tutte le visite mediche sia dovuto allo stress lavorativo (Gennari V., Di Ciaccio D., La scienza delle organizzazioni positive. Far fiorire le persone e ottenere risultati che superano le aspettative, Franco Angeli Trend, Milano 2018). In periodo pandemico, inoltre, molti lavoratori ed organizzazioni hanno dovuto adattarsi ad un nuovo modo di approcciarsi al lavoro tramite lo Smart Working. Questo ha prodotto recentemente il fenomeno della cosiddetta “Great Resignation”, cioè la fuga dalle aziende (soltanto in USA si stima che il 42% della forza lavoro delle grandi corporation intende presentare o ha già presentato le proprie dimissioni ed il fenomeno è in costante crescita anche in Europa, tanto che secondo una recente ricerca di IBN tra i trend per il 2022 la salvaguardia del benessere dei lavoratori risulta essere tra le principali fonti di preoccupazione dei CEO intervistati) che non riescono a garantire una Work Balance Integration adeguata.

Un quadro piuttosto preoccupante a cui si aggiungono gli aspetti legati alla nutrizione. Che è l’argomento centrale del nostro contributo. Il ruolo della nutrizione nella salute mentale è infatti sempre più riconosciuto “…spesso è un evento chiave che dà il via ad un graduale cambiamento di abitudini, lo studio ha prestato particolare attenzione proprio alle trasformazioni anche lievi della personalità, prime avvisaglie utili per correre ai ripari e ripristinare corrette abitudini di vita e di alimentazione. Per il 22% degli italiani il cambiamento ha significato isolarsi ed evitare più possibile i contatti con l’esterno, il 34%, composto soprattutto da 35-44enni, si è concentrato maggiormente sulla famiglia, chiudendosi in parte al resto, l’8% ha convogliato maggiormente la sua socialità verso i colleghi, il 19% (soprattutto fra i 18-34enni) si è affidato alla cerchia protettiva di un ristretto numero di amici, mentre il 19% ha reagito uscendo più spesso e soprattutto cercando la compagnia di più persone possibili. (Nell’articolo si evidenzia inoltre come) ci siano sostanzialmente cambiamenti positivi che danno nuova luce ai nostri comportamenti e cambiamenti negativi che ci inducono a chiuderci in noi stessi, in relazione ad eventi chiave nel nostro percorso. Per il 24%, fra gli eventi ritenuti responsabili di un modificato atteggiamento ci sono accadimenti spiacevoli come una separazione, un lutto (…), mentre per il 23% il cambiamento è in positivo e dettato da eventi quali una nascita, un matrimonio, una promozione al lavoro e nuove amicizie. Lo studio rileva anche come siano soprattutto persone in età compresa fra i 18-44 anni a risultare maggiormente vulnerabili ai diversi eventi che la vita ci presenta. Una fragilità che può essere contrastata fin da bambini anche attraverso un’alimentazione adeguata” (Lo studio: “Il cibo strumento potente per la salute psico-fisica”, 06/05/2021, adnkronos.com).

È molto interessante al riguardo, l’uso di integratori alimentari che implementano la dieta, in specie quelli caratterizzati da acidi grassi polinsaturi (PUFA), vitamine, minerali, antiossidanti, aminoacidi e integratori pre/probiotici. È il caso delle soluzioni Fermentalg pensate per “contribuire alla salute umana”, come recita il purpose dell’azienda, partner strategico AVG, i cui laboratori “stanno sviluppando nuovi ingredienti alimentari, fornendo allo stesso tempo reali benefici per la salute a popolazioni specifiche come i neonati, gli atleti e gli anziani”.

Il contributo di Fermentalg

I disturbi depressivi e d'ansia sono le malattie mentali più comuni, colpendo più del 10% della popolazione e rappresentando nel complesso più del 10% delle malattie mentali a livello mondiale. L'OMS ha, in passato, stimato che la depressione è la più grande causa singola di disabilità in tutto il mondo, ma attualmente, nonostante una vasta gamma di farmaci prescritti per la depressione, dal 19% al 34% dei pazienti non risponde ai trattamenti farmacologici prescritti. Anche altre malattie come la schizofrenia, il disturbo bipolare e i disturbi alimentari, come abbiamo visto, possono avere effetti importanti sul benessere a lungo termine di chi ne soffre (per esempio, i tassi nazionali di depressione e il consumo apparente di pesce sono oltremodo collegati).

Oltre ai trattamenti medici, studi clinici sono ora alla ricerca di come l’integrazione nutrizionale può facilitare e supportare nel tempo il benessere mentale: molti studi hanno notato i bassi livelli di DHA nel cervello o nel sangue di chi soffre di depressione o ansia, e gli studi ora indicano che gli integratori di omega-3 possono avere un impatto positivo sulla progressione o la gravità dei disturbi mentali nei bambini, negli adolescenti, negli adulti e negli over 60. Quindi, l'integrazione regolare di DHA a tutte le età, dai bambini agli anziani, ha il potenziale di migliorare la funzione mentale, migliorando l'attenzione e le prestazioni di apprendimento. Può anche avere un impatto positivo sulla salute mentale e sulla qualità della vita.

Mentre molti di questi effetti sono probabilmente dovuti al ruolo diretto del DHA nelle membrane dei tessuti nervosi, specialmente nel cervello, nuovi studi stanno cominciando a mostrarci che almeno alcuni potrebbero essere dovuti agli effetti benefici del DHA sulla composizione dei microbi che vivono nel nostro intestino e che hanno un'influenza molto maggiore sulla nostra vita di quanto si immaginasse anche solo 5 anni fa.

Fermentalg è un esperto conoscitore della biotecnologia industriale applicata al mondo delle micro-alghe. Offre prodotti naturali concentrati, risultanti da processi che sono sostenibili e che permettono un controllo di qualità rigoroso e la tracciabilità dalla raccolta del ceppo di microalghe agli oli sfusi. Da una fonte sostenibile, le nostre varietà di Schizochytrium sp. producono naturalmente oli con alti livelli di DHA (omega-3). Infatti, raccogliendo il ceppo di Schizochytrium sp. (che è un super-produttore) una sola volta in natura e utilizzando processi di estrazione senza solventi, Fermentalg ottiene un olio naturalmente ricco di DHA nella sua forma nativa TG (trigliceridi). Il processo permette una produzione infinita (processo di fermentazione chiuso e sterile) da alghe auto-replicanti, senza impatto sulla biosfera. L'uso di processi di produzione delicati e puliti significa che Fermentalg DHA ORIGINS® è anche rispettoso dell'ambiente. La gamma DHA ORIGINS®, prodotta in Europa, è perfettamente adatta per lo sviluppo di gamme di integratori alimentari, bevande e alimenti per la salute. Fermentalg produce il DHA vegetale più puro sul mercato con DHA ORIGINS.

Cosa ci dice la ricerca

Esiste in materia una vasta messe di dati risalenti a ricerche di ogni tipo. In questo contesto ci preme sottolineare alcuni aspetti che di seguito evidenziamo.

In un articolo di Andre F Carvalho, pubblicato nel 2019 su www.researchgate.net (“The efficacy and safety of nutrient supplements in the treatment of mental disorders: a meta-review of meta-analyses of randomized controlled trials”) si evidenzia bene il contributo rilevante di questa tipologia di integratori nel trattamento dei disturbi mentali, comuni e gravi. È ormai un fatto acclarato che non solo le persone con disturbi mentali hanno tipicamente un consumo eccessivo di cibi ad alto contenuto di grassi e zuccheri, ma anche che esiste una forte correlazione tra deprivazione sociale ed obesità, così come gli effetti collaterali metabolici e ormonali di farmaci psicotropi influenzano di fatto una non corretta assunzione di cibo. Si rinforza così drammaticamente il ciclo dell’influenza tra i fattori evidenziati e l’insorgenza/conclamazione di malattie mentali (la presenza di un’alimentazione inadeguata sembra essere già presente anche prima di diagnosi psichiatriche).

La ricerca sistematica ha identificato 33 analisi di RCT controllati con placebo, con analisi primarie che includono dati riferiti a 10.951 individui. L'evidenza più forte è stata trovata per gli acidi grassi polinsaturi (PUFA) e in particolare per l’acido eicosapentaenoico, come trattamento aggiuntivo per la depressione. Prove ulteriori hanno suggerito che i PUFA possono essere utili anche per il disturbo da deficit di attenzione/iperattività, mentre non ci sono prove per la schizofrenia. Gli integratori a base di acido folico sono stati ampiamente studiati come trattamenti aggiuntivi per la depressione e la schizofrenia, con effetti positivi da RCT di metilfolato ad alte dosi nel disturbo depressivo. Altre prove evidenziavano che la N-acetilcisteina è estremamente utile nel trattamento aggiuntivo nei disturbi dell'umore e nella schizofrenia. Tutti gli integratori nutrizionali usati avevano un buon profilo di sicurezza, senza evidenza di gravi effetti avversi o controindicazioni nel loro uso abbinato con i farmaci psichiatrici.

Questa crescita della ricerca è in parte attribuibile alla nostra comprensione in evoluzione delle basi neurobiologiche della malattia mentale che, per una serie di motivi, implica alcuni nutrienti come un potenziale trattamento aggiuntivo: in primo luogo, la recente ricerca clinica ha scoperto che molti disturbi mentali sono associati a livelli elevati di marcatori centrali e periferici di stress ossidativo e infiammazione, ed è stata riportata un'associazione tra l'efficacia degli interventi sia farmacologici che sullo stile di vita per i cambiamenti di questi biomarcatori. Quindi, le proprietà antiossidanti e antinfiammatorie di alcuni integratori alimentari (come la N-acetilcisteina e gli oli di pesce omega-3) indicano che questi potrebbero essere utili nel trattamento delle condizioni psichiatriche causate o esacerbate da un'elevata infiammazione e stress ossidativo. In secondo luogo, ci sono ora numerosi dati provenienti da studi su larga scala che dimostrano che i disturbi psicotici e dell'umore sono associati a livelli sierici significativamente ridotti di nutrienti essenziali, tra cui zinco, acido folico e vitamina D. Poiché questi deficit sembrano essere correlati alla risposta al trattamento e agli esiti clinici delle popolazioni prese in esame, esiste la possibilità che l'integrazione di nutrienti possa migliorare gli esiti. In terzo luogo, c'è una prova nascente (ma crescente) che i disturbi mentali possono essere collegati alla disfunzione del microbioma intestinale: come batteri intestinali possono essere modificati attraverso micronutrienti e pre/probiotici, questo suggerisce che alcuni integratori pre/probiotici possono servire come opzioni terapeutiche potenzialmente utili (tutti argomenti degni di ulteriori indagini).

Come abbiamo visto esiste una vasta quantità di studi clinici e analisi scientifiche che esaminano l’uso di integratori nutrizionali nel trattamento psichiatrico; tuttavia, la loro rilevanza in materia resta considerevolmente dibattuta. Questo probabilmente deriva dalla mancanza di una guida chiara e aggiornata per i clinici e i ricercatori riguardo alla loro: a) efficacia per migliorare i risultati clinici nelle persone con malattie mentali, e b) sicurezza d'uso, in particolare in combinazione con i farmaci psichiatrici. In conclusione, i medici dovrebbero mostrare maggiore attenzione agli integratori alimentari che dimostrano un’efficacia stabilita per alcune condizioni (come l'acido eicosapentaenoico nella depressione) senza lasciarsi condizionare da considerazioni aprioristiche.

AVG Srl
Alessandra Valperti
Ceo