Quando si parla di allergie da polline si pensa che il periodo critico si esaurisca con la fine della primavera. Eppure esistono piante come la Parietaria Officinalis, o erba vetriola, la cui impollinazione può durare tra i 9 e i 10 mesi all’anno. Ma non è questo il motivo per cui la rinite allergica colpisce sempre più persone nel mondo, né tanto meno spiega il perché del peggioramento e prolungamento dei sintomi quali tosse, starnuti, occhi gonfi e naso che cola. 


Sicuramente tra le cause troviamo la massiccia produzione di anidride carbonica e il riscaldamento globale, principale responsabile dell’allungamento delle stagioni e delle fioriture con il conseguente aumento della produzione di polline. Una recente scoperta ha però spostato l’attenzione su un ulteriore problema: lo studio presentato da un gruppo di ricercatori del Max Planck Institute for Chemistry (Germania) durante il meeting annuale dell'American Chemical Society, tenutosi lo scorso aprile a Boulder (Colorado – Stati Uniti), suggerisce che due inquinanti atmosferici potrebbero contribuire all’aumento dell’incidenza mondiale di allergia, modificando chimicamente allergeni e proteine presenti nell'aria con il conseguente aggravarsi dei sintomi ad essa collegati. 

“Gli scienziati avevano a lungo sospettato che la crescente diffusione di allergie potesse essere collegata all’ inquinamento atmosferico e al cambiamento climatico, ma non avevano una spiegazione di come questo processo fosse possibile” afferma Ulrich Poschl, ricercatore del Max Planck Institute for Chemistry, che insieme ai suoi colleghi Christopher Kampf e Manubu Shiraiwa, ha dimostrato come la presenza nell'aria di diossido di azoto e ozono, i due inquinanti atmosferici più comuni legati al traffico, modifichi le proteine dei pollini, rendendole più aggressive per il sistema immunitario. 

Gli autori dello studio hanno condotto test in laboratorio e simulazioni al computer per dimostrare come concentrazioni differenti di ozono e di diossido di azoto influenzino la proteina Betv1, principale allergene del polline di betulla. I ricercatori hanno dimostrato che entrambi gli inquinanti modificano la capacità di legame delle proteine Betv1 provocando una serie di reazioni che le portano, in ultimo, a legarsi fra loro creando un più potente allergene. 

"La nostra ricerca mostra che modificazioni chimiche delle proteine allergeniche possono svolgere un ruolo importante nell’aumento delle allergie in tutto il mondo." Afferma Christopher Kampf in un comunicato. I risultati di questo studio rappresentano però solo l’inizio di un percorso lungo e complesso, che richiederà l’intervento della comunità scientifica, politica e della collettività. Gli agricoltori e governi locali, per esempio, potrebbero sviluppare metodi di coltivazione più sostenibili rispetto alla deforestazione: la diminuzione delle foreste mette, infatti, in atto fenomeni atmosferici - quali l’effetto serra e il surriscaldamento globale – che causano non solo il peggioramento e il prolungamento dei sintomi legati alle allergie stagionali, ma intaccano persino il cibo che mangiamo. Molto dipenderà inoltre dalle scelte individuali e in fondo basterebbero poche azioni, come per esempio la riduzione dei consumi domestici e l’utilizzo dei mezzi pubblici, per aspirare a un pianeta più sostenibile e ridurre le emissioni nocive, contribuendo così a migliorare, anche se su piccola scala, le condizioni di salute generali. 

Il numero delle persone che soffrono di allergie nasali è però in crescita. Risulta quindi necessario supportare questa fetta di popolazione mondiale le cui percentuali vanno dal 10% al 30%, come affermano i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Gli allergologi consigliano di sottoporsi agli esami in autunno, lontano dalle impollinazioni, per individuare esattamente la tipologia di polline cui si è allergici, per poi valutare insieme al proprio medico quale vaccino o cura seguire. Nei periodi di fioritura è invece possibile consultare il bollettino settimanale rilasciato dall’Associazione Italiana di Aerobiologia, ora consultabile anche attraverso l’applicazione “PolliniItalia” per IOS e Android, che indica la concentrazione dei diversi pollini per ogni zona. 

Ma a fronte di quanto dimostrato dallo studio condotto dai ricercatori del Max Planck Institute for Chemistry, al fine di realizzare formulazioni utili per chi soffre di allergie stagionali, risulta necessario focalizzare l’attenzione su ingredienti che lavorino a supporto della nostra personale barriera contro attacchi esterni patogeni e aggressivi. 

Le allergie sono infatti scatenate da un’eccessiva reazione di difesa del sistema immunitario di fronte a sostanze ritenute nocive. Per questo il nostro partner Mibelle Biochemistry, azienda svizzera specializzata nella produzione di principi attivi innovativi, ha creato CM Glucan Powder, potente agente biologico in grado di stimolare il sistema immunitario, potenziando l'attività delle cellule immunocompetenti. CM Glucan Powder inibisce inoltre il rilascio di IgE, la sostanza che prodotta in modo eccessivo provoca una reazione allergica, permettendo così di controllare al meglio la risposta del sistema immunitario. 



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